Per molti versi la nostra società ci spinge al perfezionismo: devi avere il corpo perfetto, la carriera perfetta, essere il genitore/studente/manager perfetto… e possibilmente tutto ciò contemporaneamente. Cosa dice la comunità scientifica degli psicologi riguardo al perfezionismo? Ci sono diversi pareri a riguardo, in particolare a seconda del significato dato alla parola. Lo psicologo Kenneth Rice distingue tra un tipo di perfezionismo “adattivo” (che aiuta a mantenere standard realisticamente elevati senza che ciò causi troppo stress né mandi in crisi in caso di fallimento) e un perfezionismo “disadattivo”, che causa un alto livello di stress se si pensa di aver fallito. In generale però, il perfezionismo viene definito come “la tendenza a chiedere a sé stessi o agli altri delle prestazioni al massimo delle proprie o delle altrui possibilità, se non addirittura al di sopra delle rispettive capacità” (Galimberti). Il problema sta proprio lì: come si può essere soddisfatti se abbiamo messo l’asticella troppo in alto e possiamo stare bene solo raggiungendola? L’insoddisfazione e lo sforzo continuo caratterizzano chi cerca di raggiungere la perfezione. Paul Hewitt, dopo anni di ricerche, sostiene che il perfezionismo sia sempre negativo, perché correlato a disturbi quali depressione, ansia, disturbi alimentari e diversi altri. Il perfezionismo può essere associato con il rifiuto del fallimento (che è talmente intollerabile da essere bloccante, e fa soffrire per qualcosa che è la modalità di apprendimento più efficace e comune: crescere a tentativi ed errori), il rifiuto delle emozioni negative (invece umane e inevitabili, che più si ignorano e più, paradossalmente, condizionano) e addirittura il rifiuto dei successi (ovvero non permettersi di godere dei risultati raggiunti e spostare il traguardo sempre un po’ più in là). Esistono tre tipi di perfezionismo (alla fine del post troverai dei consigli specifici per ognuno di questi casi!): Cosa fare quindi, se il fare le cose in modo perfetto ti stressa e ti impedisce di essere soddisfatto? Ecco 10 cose che puoi fare per stare meglio Non c’è niente di male nel voler fare le cose bene e migliorarsi, ma se gli standard sono troppo alti si aumenta la possibilità di fallimento e richiedere tantissime energie. Inoltre, c'è il rischio che intacchi altri ambiti della vita, come le relazioni, la salute e il godersi la vita. Si possono fare le cose bene e prendere un errore o un fallimento per quello che sono: tappe inevitabili (e istruttive) sul nostro cammino. Spesso i perfezionisti pensano hanno un tipo di pensiero che tende a mantenere le loro convinzioni, come il pensare “in bianco e nero” (ad esempio “qualsiasi cosa meno della perfezione è un fallimento” ), hanno pensieri catastrofici (es. “se faccio un errore morirò dall’umiliazione/la mia vita ne sarà condizionata”), usano molto le doverizzazioni (es. “non devo mai fare errori”, “devo sempre anticipare i problemi prima che si presentino”) e la “lettura del pensiero” (ovvero immaginando quello che penseranno gli altri e convincersi che sia reale, ad esempio “se prendo una vacanza penseranno che sono pigro”). Nota se e quando compaiono questi tipi di pensiero e mettili in discussione. La “tirannia dei doveri” è tipica dei perfezionisti. Prova a chiederti cosa vuoi, e cosa ti farebbe bene. Impara a guardare con occhio critico i doveri che ti stai auto imponendo: possono essere addolciti e resi più piacevoli o fattibili? Sono davvero necessari? Può essere difficile da accettare, ma la perfezione non esiste. Scegli obiettivi che siano raggiungibili, senza che per raggiungerli tu debba sacrificare il tuo benessere. Questo non vuol dire non avere standard o fare le cose male, ma trovare un modo per sentirti bene con te stesso e avere tempo per gli aspetti importanti della tua vita. Se sei incerto sul cambiarli, fai una lista dei pro e dei contro dell’abbassarli. Quali sono i costi del mantenerli? Puoi anche chiedere aiuto a qualcuno (che non sia a sua volta perfezionista :) ) per discutere insieme quale potrebbe essere un livello ragionevole e realistico. Prova a scomporre i tuoi grandi obiettivi in diversi gradini, raggiungibili sul breve termine, e riconosciti il merito di averli raggiunti, senza passare immediatamente alla fase successiva. Festeggia, concediti qualcosa che ti piace, o almeno, prenditi qualche minuto per assaporare ciò che hai raggiunto e datti una pacca sulla spalla! Rimpiazza l’autocritica feroce con queste affermazioni. Puoi scrivere una lista e appenderla sul frigorifero, segnarla in una pagina della tua agenda o metterti un reminder sul telefono, per ricordarti che: Ricorda anche che Thomas Edison è passato per "10.000 metodi che non hanno funzionato" prima di inventare la lampadina, così come Michael Jordan ha "sbagliato più di novemila tiri, perso quasi trecento palle" e ventisei volte ha sbagliato il tiro decisivo pur essendo uno dei più bravi giocatori di basket della storia. È davvero importante? Cos’è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Se succedesse il peggio, potrei sopravvivere? Se andasse male, importerebbe davvero tra un mese, un anno? Potrei trovare altri modi per farcela lo stesso? Stai molto attendo ai pensieri catastrofici e al pensiero "in bianco e nero"! Prenditi del tempo per fare l'avvocato del diavolo e confutare le tue risposte d'istinto, cercando dati di realtà e magari chiedendo il parere di qualcuno (non perfezionista). Come potresti essere più flessibile nei tuoi standard? Che livello di imperfezione potresti tollerare? Ad esempio, mettere 3 ore invece che 5 per preparare una presentazione? Accettare che potrebbe esserci un errore di formattazione nel documento word? Prendere 25 al prossimo esame perché è difficile? Una volta che avrai fissato questi compromessi e ci starai comodo, potrai cambiarli ancora un po’. Ricorda che non si parla di fare le cose male o puntare al minimo, ma di essere realisti e accettare che potrebbe esserci qualche (umana) "imperfezione". Se ti senti abbastanza sicuro, puoi provare a metterti volontariamente nella situazione che temi (in sicurezza), un po’ come si fa con le fobie: arriva leggermente in ritardo da un amico, dì a qualcuno che sei stanco invece che nasconderlo, distraiti durante una lezione, manda una mail con un errore di battitura. Cosa succede? Come ti senti? Come reagiscono gli altri? (ovviamente evita di sperimentare con una persona a sua volta perfezionista e molto critica) Non scoraggiarti se sarà difficile all’inizio! Accettazione significa riconoscere ciò che è, senza negarlo. Questo non vuol dire arrendersi o farsi andare bene tutto: vuol dire vedere chiaramente la situazione, senza illudersi che sia diversa, tollerando le parti che non ci piacciono e che non vorremmo ci fossero. Accetta le imperfezioni tue e degli altri, senza rabbia, fastidio o disprezzo. Accetta che la perfezione non esiste. Riconosci chi sei, valorizzati e migliorati ma senza tendere ad un ideale irraggiungibile. Compassione non significa pietismo (“oh, poverino, che pena”) che implica un celato disprezzo, ma il guardare e il guardarsi con comprensione e affetto: non essere duro con te stesso. Vi lascio con una citazione di Brené Brown: Ps. Hai trovato qualche errore di scrittura in questo articolo? 1. Riconosci il perfezionismo e distinguilo dal fare le cose bene
2. Attenzione alle trappole del pensiero perfezionista
3. Punta sulla soddisfazione, più che sui doveri
4. Crea aspettative e obiettivi più realistici
5. Crea piccoli obiettivi e festeggia i successi
6. Cerca punti di vista alternativi
7. Ricordati queste affermazioni positive e realistiche
8. Pensa al quadro generale
9. Trova dei compromessi
10. Prova a fare un errore di proposito… e vedi cosa succede
11. Impara l’accettazione e la compassione
BONUS – Consigli in base al tipo di perfezionismo
...Ti ha dato comunque delle informazioni utili?
Bibliografia parziale